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G.r.a. Capitolo 4: Lady Ceramica

Oggi prendo il raccordo dall’entrata de “La Rustica”, un posto semi abbandonato dagli dei che presto diventerà la prossima zona popolata di Roma; ogni percorso è valido pur di arrivare qualche entrata piu avanti su questa infernale pista Polistil a 3 corsie. Telecomando alla mano, pigio il pulsante, le spazzole scintillano e mi monodireziono sull’entrata..

Una melodia suonata con un flauto Shakuhachi, nella mente, mi sveglia dal torpore quotidiano e capisco subito il tema della giornata.. Tra i fiori di ciliegio, il vento, e questo fantastico giardino zen di 50km costruito intorno a veicoli in disuso da diverse ore, nella monotonia di questa monorotaia lenta e precisa,come in un film di Miyazaki entro in una dimensione onirica (perche sto ancora dormendo) , magica e fantastica, in cui strane e improbabili creature si avvicendano alla guida di mezzi immobili..

E tra un porco rosso che sorvola Anagnina, e un gatto taxi che saltella sui cartelli stradali, scrivendo Acab con la sua urina, arrivo cosi, chiacchierando con l’invisibile Totoro, con la mia macchina sul Raccordo Anulare e mi imbatto subito in Lady Ceramica, una strana sessantenne che incontro spesso. E’ talmente truccata che la sua faccia sembra fatta di porcellana. Ricorda molto le maschere del teatro Kabuki, solo che qui non siamo a Tokio, e quello non è un palco ma una Volvo 240 color panna del ’78 con interni rivestiti di peli di cane..

Lady Ceramica sarà alta un metro e tanti dubbi su quel metro, e già penso a Giacobbo che indaga sulla sua provenienza … sicuramente Atlantide transitando per l’egitto..

Dal finestrino di dietro un Carlino salta compulsivamente cercando di attirare l’attenzione, alitando e sbavando su tutto..

Lei impassibile, con gli occhi a binocolo, l’immancabile sigaretta lunga 20 cm in bocca, cerca di scrutare l’orizzonte e guida il suo Nautilus color panna come un freddo e calcolatore Capitano Nemo… Potete suonargli, lampeggiargli, lei è immobile..per alcuni l’unico elemento vivo in macchina è il Carlino che salta..

Sembra una nave fantasma nel mare di Bering.. I sedili strappati come vele divelte dal tempo e dalle intemperie..quest’aria di stato avanzato di decomposizione (dato anche dal colore sbiadito della macchina).. ci si aspetta da un momento all’altro di essere catturati da questo strano essere dall’innocuo aspetto di nonnetta dei cartoni giapponesi.. una sorta di Sakurambo al femminile,una Banshee nana, che sembra avere il doppio dei suoi anni..

Immobile come l’ambiente che la circonda e un cane epilettico in braccio, sembra la madre di Norman Bates, eppure è viva, e te ne accorgi quando prima di collidere con la macchina davanti a te a causa di un suo improvviso cambio di corsia, il suo collo si muove di mezzo grado, quanto basta per guardare con la coda della coda dell’occhio lo specchietto di destra, e con una calma che sfiora livelli da natura morta, mette la freccia a indicare che “si è spostata”.. un gesto faticoso e ritardato probabilmente dal sottile rigor mortis in arrivo…

Dietro di lei uno stormo impazzito di “Zero” giapponesi , gli scooteroni Mistubishi A6M, strombazzano sparando tutti i loro decibel in segno di protesta per la micidiale quanto kamikaze manovra che nemmeno a Pearl Harbor si era vista (ma questa è un altra storia).. La macchina davanti a me si ferma, io inchiodo, le passa, impassibile, il suo Carlino salta quasi sfottendo l’automobilista dietro di lui, il mega ingranaggio GRA ruota di qualche secondo, scatta il reset, ed il resto e’ la solita attesa..