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JBoss As 7 e HSQLDB

Rieccoci al lavoro anche se per un brevissimo periodo di tempo con Java, e le applicazioni J2EE..
Per un prototipo ho bisogno di un DB veloce e semplice da installare, magari residente in memoria.
Dopo qualche prova fallimentare con Derby e con H2 (causa mie lacune), decido di testare il famoso HyperSQL DB, HSQLDB.
http://hsqldb.org/

Dovendo utilizzare un datasource configurato tramite JNDI, e quindi rendere residente su Application Server il mio db, ho dovuto configurare in maniera opportuna JBOSS..

Per prima cosa dobbiamo inserire un “MODULE” dentro l’installazione di jboss dove andare a mettere il jar del database in questione.
quindi dentro la cartella Modules, nella cartella org, creiamo una cartella hsqldb e al suo interno una cartella main.

Se non sappiamo bene come fare o abbiamo paura di sbagliare, possiamo prendere spunto da come è configurato h2 su jboss, partendo dalla cartella com/h2database.

Dopo aver creato la cartella main al suo interno dobbiamo mettere il file hsqldb.jar (io sto usando la versione 2.2.8) che potete scaricare dal sito ufficiale, poi creiamo un file module.xml e mettiamo questo contenuto:

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<?xml version="1.0" encoding="UTF-8"?>

<!--
 ~ JBoss, Home of Professional Open Source.
 ~ Copyright 2010, Red Hat, Inc., and individual contributors
 ~ as indicated by the @author tags. See the copyright.txt file in the
 ~ distribution for a full listing of individual contributors.
 ~
 ~ This is free software; you can redistribute it and/or modify it
 ~ under the terms of the GNU Lesser General Public License as
 ~ published by the Free Software Foundation; either version 2.1 of
 ~ the License, or (at your option) any later version.
 ~
 ~ This software is distributed in the hope that it will be useful,
 ~ but WITHOUT ANY WARRANTY; without even the implied warranty of
 ~ MERCHANTABILITY or FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. See the GNU
 ~ Lesser General Public License for more details.
 ~
 ~ You should have received a copy of the GNU Lesser General Public
 ~ License along with this software; if not, write to the Free
 ~ Software Foundation, Inc., 51 Franklin St, Fifth Floor, Boston, MA
 ~ 02110-1301 USA, or see the FSF site: http://www.fsf.org.
 -->

<module xmlns="urn:jboss:module:1.1" name="org.hsqldb">

    <resources>
        <resource-root path="hsqldb.jar"/>
    </resources>
    <dependencies>  
    <module name="javax.api"/>  
    <module name="javax.transaction.api"/>  
  </dependencies>  
</module>

Fatto questo apriamo la configurazione di jboss che andremo ad usare (nel mio caso la standalone, e quindi il file standalone.xml contenuto dentro la cartella jboss/standalone/configuration) e modifichiamo la parte inerente i datasources e i drivers:
dentro la voce profiles/subsystem ( ) troveremo un datasource di test per il db H2 e il suo relativo driver configurato. Aggiungiamo un nostro datasource per il nostro prototipo di applicazione e il driver hsqldb appena configurato nel module:

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<subsystem xmlns="urn:jboss:domain:datasources:1.0">
            <datasources>            
                <datasource jta="true" jndi-name="java:/jboss/datasources/testAppDB" pool-name="TESTAPPDS" enabled="true" use-java-context="true" use-ccm="true">
                    <connection-url>jdbc:hsqldb:mem:testAppDB;hsqldb.write_delay=false;shutdown=true</connection-url>
                    <driver>hsqldb</driver>
                    <pool>
                        <prefill>false</prefill>
                        <use-strict-min>false</use-strict-min>
                        <flush-strategy>FailingConnectionOnly</flush-strategy>
                    </pool>
                    <security>
                        <user-name>sa</user-name>
                    </security>
                </datasource>
                <drivers>
                    <driver name="hsqldb" module="org.hsqldb"/>
                </drivers>
            </datasources>
        </subsystem>

Il gioco è fatto. Così facendo ora potremo reperire una connessione tramite lookup Jndi e ottenere così una connessione (jta compatibile) per la prototipazione delle nostre applicazioni.

Problemi di deserializzazione array in c#

Un caso semplicissimo,può diventare un incubo per diverse ore…

Un xml di questo tipo:

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<?xml version="1.0" encoding="utf-8"?>
<Applicazioni>
<Applicazione>
<NomeApplicazione>XXX1</NomeApplicazione>
<Stato>Attiva</Stato>
</Applicazione>
<Applicazione>
<NomeApplicazione>XXX2</NomeApplicazione>
<Stato>Attiva</Stato>
</Applicazione>
</Applicazioni>

L’utilizzo di una classe per deserializzare il contenuto di questo xml in un oggetto, in c# , diventa difficile a causa della natura del Root Item di questo xml, “Applicazioni”, che risulta essere un Array di “Applicazione” .

Per poter lavorare in maniera corretta con gli attributi XmlArray e XmlArrayItem, senza stare a romperci la testa, aggiungiamo un nodo contenitore ad “Applicazioni”, come nell’esempio seguente:

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<?xml version="1.0" encoding="utf-8"?>

<ServizioStato>
<Applicazioni>
<Applicazione>
<NomeApplicazione>XXX1</NomeApplicazione>
<Stato>Attiva</Stato>
</Applicazione>
<Applicazione>
<NomeApplicazione>XXX2</NomeApplicazione>
<Stato>Attiva</Stato>
</Applicazione>
</Applicazioni>

</ServizioStato>

In questo modo possiamo andare a definire un oggetto per la deserializzazione cosi definito :

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using System;
using System.Xml.Serialization;

namespace ServizioStato
{

[Serializable()]
[XmlRoot("ServizioStato",Namespace="",IsNullable=false)]
public class ServizioStatoApplicazioni
{
private Applicazione[] applicazioni;

[XmlArray("Applicazioni")]
[XmlArrayItem("Applicazione", typeof(Applicazione))]
public Applicazione[] StatoApplicazioni
{
get { return this.applicazioni; }
set { this.applicazioni = value; }
}

}

[Serializable]
public class Applicazione
{
private string nomeApplicazioneField;
private string statoField;

[System.Xml.Serialization.XmlElementAttribute("Applicazione", Namespace="",Form = System.Xml.Schema.XmlSchemaForm.Unqualified)]
public string Applicazione
{
get { return this.nomeApplicazioneField; }
set { this.nomeApplicazioneField = value; }
}
[System.Xml.Serialization.XmlElementAttribute("Stato", Namespace="",Form = System.Xml.Schema.XmlSchemaForm.Unqualified)]
public string Stato
{
get { return this.statoField; }
set { this.statoField = value; }
}
}

Una cosa su cui riflettere è che il tool XSD per la generazione degli oggetti, non ci viene in aiuto con delle strutture definite come il primo esempio (prima dell’aggiunta del nodo ServizioStato), non riuscendo a generare le classi in maniera corretta.

 

Consumare Wcf con configurazione programmatica (senza toccare il web.config)

Le Windows Communication Foundation permettono una configurazione molto semplice e efficace, risolvendo in automatico i binding e tutte le configurazioni di channel, porte e quanto altro direttamente leggendo da web.config oppure da un app.config.

Il problema nasce quando andiamo a utilizzare ad esempio un client verso un servizio wcf , direttamente in delle application pages o webpart all’interno di Sharepoint.

In questo caso la configurazione può essere gestita in 3 modi:

Nel primo caso dobbiamo mettere mano al web.config di Sharepoint, in quanto le application pages e/o le webpart sono hostate all’interno della sua Web Applicaiton, e questo per motivi di policy, non sempre è possibile.

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<system.serviceModel>

<bindings>

<basicHttpBinding>

<binding name="RichiestaDatiSoapBinding" closeTimeout="00:01:00"

openTimeout="00:01:00" receiveTimeout="00:10:00" sendTimeout="00:01:00"

allowCookies="false" bypassProxyOnLocal="false" hostNameComparisonMode="StrongWildcard"

maxBufferSize="2147483647" maxBufferPoolSize="524288" maxReceivedMessageSize="2147483647"

messageEncoding="Text" textEncoding="utf-8" transferMode="Buffered"

useDefaultWebProxy="true">

<readerQuotas maxDepth="32" maxStringContentLength="2147483647" maxArrayLength="16384"

maxBytesPerRead="4096" maxNameTableCharCount="16384" />

<security mode="None">

<transport clientCredentialType="None" proxyCredentialType="None"

realm="" />

<message clientCredentialType="UserName" algorithmSuite="Default" />

</security>

</binding>

</basicHttpBinding>

</bindings>

<client>

<endpoint address="http://localhost:81/testservice/servizio.asmx" binding="basicHttpBinding" bindingConfiguration="RichiestaDatiSoapBinding"

contract="TestService.RichiestaDatiSoapBinding" name="RichiestaDatiSoapBinding" />

</client>

</system.serviceModel>

Il secondo meccanismo , messo a disposizione direttamente dalle Api di Sharepoint, prevede l’utilizzo delle SPWebConfigModification Api, che permettonod i manipolare il web.config di iis, mediante codice, andando ad aggiungere le parti che servono in fase , ad esempio, di attivazione di una feature.. A mio avviso questa parte è qualcosa di veramente terrificante, perche si arriva ad ottenere un web.config spesso illeggibile e quasi sempre non funzionante e oltretutto difficile da controllare visto che tutto il value che deve essere passato al configModification deve avere l’escape di tutti i caratteri particolari.. quindi pieno di entity xml come il @quot …

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SPWebConfigModification modificaWebConfig= new SPWebConfigModification();

modificaWebConfig.Path = "configuration/system.serviceModel";

modificaWebConfig.Sequence = 0;

modificaWebConfig.Type = SPWebConfigModification.SPWebConfigModificationType.EnsureChildNode;

modificaWebConfig.Owner = System.Threading.Thread.CurrentPrincipal.Identity.Name;

modificaWebConfig.Value = @"<bindings><basicHttpBinding>..etc.etc..inserire qui tutto l'xml del binding";

SPWebService service = SPWebService.ContentService;

service.WebConfigModifications.Add(modificaWebConfig);
service.Update();
service.ApplyWebConfigModifications();

Un terzo modo è quello di creare una classe che fornisca direttamente il Binding (BasicHttpBinding) e l’Endpoint (EndPointAddess).

Purtroppo per motivi di sicurezza , microsoft ha bloccato la possibilità di leggere l’xml e deserializzarlo nelle relative classi messe a disposizioni dal Framework, quindi la creazione del binding va fatta “a mano”.

I dati possono essere statiticizzati nel codice o ad esempio letti da una Lista di Sharepoint, in cui magari andiamo a memorizzare in un unico Item tutto il blocco xml della configurazione del binding .

 

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public class WCFClientConfiguration
{

public BasicHttpBinding Binding
{
get
{
BasicHttpBinding _binding = new BasicHttpBinding()
{
Name = "ServizioTestSoap",
CloseTimeout = new TimeSpan(1, 5, 0),
OpenTimeout = new TimeSpan(1, 5, 0),
ReceiveTimeout = new TimeSpan(1, 10, 0),
SendTimeout = new TimeSpan(1, 5, 0),
AllowCookies = false,
BypassProxyOnLocal = true,
HostNameComparisonMode = HostNameComparisonMode.StrongWildcard,
MaxBufferSize = 600000,
MaxBufferPoolSize = 524288,
MaxReceivedMessageSize = 600000,
MessageEncoding = WSMessageEncoding.Text,
TextEncoding = System.Text.Encoding.UTF8,
TransferMode = TransferMode.Buffered,
UseDefaultWebProxy = false,
ReaderQuotas = new XmlDictionaryReaderQuotas()
{
MaxDepth = 32,
MaxStringContentLength = 500000,
MaxArrayLength = 16384,
MaxBytesPerRead = 4096,
MaxNameTableCharCount = 16384
}

};

_binding.Security.Mode = BasicHttpSecurityMode.Transport;

return _binding;
}
}

public EndpointAddress Endpoint
{
get
{
return new EndpointAddress("https://localhost:81/testService/service.asmx");
}
}
}

 

In questo modo quando andiamo a instanziare il nostro client, usiamo il costruttore che accetta in input Binding e Endpoint.

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WcfConfiguration conf = new WCFClientConfiguration();

ServizioTestSoapClient client = new ServizioTestSoapClient (conf.Binding,conf.Endpoint);

Questo permette la memorizzazione ad esempio della configurazione su DB o su altri sistemi di persistenza .